Accettare. Voce del verbo, porca miseria è successo davvero a me. 

Si pensa sempre che certe situazioni non ci tocchino e invece a volte ci finiamo dentro da un giorno all'altro. Il mio porca miseria è stato, suo figlio è autistico, SBAM! E adesso? Non solo, noi siamo autistici dal 1916 ma non lo sapevamo. Poi è arrivato mio figlio con un autismo nella società moderna, ovvero un caos calmo.

Il giorno dopo, l'amara diagnosi, sembravo più autistica di lui. (In realtà lo sono). Giravo per casa, lo guardavo e non riuscivo a parlare. Sembrava che avessi una paralisi facciale. Dentro ero a pezzi e fuori sfoggiavo un sorriso falsissimo a 56 denti, sembrava mi avessero appena consegnato il Nobel per la pace. Ma quale pace? Avrei preso a pugni tutto e tutti. 

Non sapevo più cosa era autistico e cosa era normale in un bambino di 3 anni. Anche perché fino a quel giorno era tutto un "non lo fa perché non sono capace io di fare la mamma, non gliel'ho spiegato bene" .. "eh no non parla perché è un parlatore tardivo" (vocabolo cercato su YouTube quando avevo dubbi sul mutismo di mio figlio rispetto ai suoi pari, ed al fratello, che invece non tacevano un attimo) Mai avrei pensato fosse autistico, anche perché io di autismo non ne sapevo una mazza. 

Dalla diagnosi poi studiavo ogni suo gesto fino a farmi venire mal di testa. Davo mille spiegazioni, ai familiari e a chi chiedeva, che in realtà non servivano. Erano frasi che dicevo a me stessa, e dirle ad alta voce mi aiutava. Ero un disco rotto e nauseante. Finché non mi sono completamente sdraiata per terra senza forze, avvolgendomi nella mia copertina confortevole di vittimismo, senza parlare più con nessuno, senza salutare, ed invidiando tutte quelle mamme che hanno "figli normali". Rivolgevo parola solo a chi stava peggio di me. Mi piaceva vincere facile. 

Poi piano piano ho cominciato a tirare fuori le palle. All'inizio ero impacciata, sembravo Rose sulla porta del Titanic, con il fischietto, che cercava di farsi sentire dai soccorsi. Poi una volta tornata in piedi sono diventata un caterpillar. Andavo contro a tutti i no che ricevevo dalle istituzioni, guardavo in faccia le persone e urlavo "è autistico che cazzo hai da guardare", preparavo lo zaino tutti i sabati mattina e facevo partire lui suo fratello e il papà per "andare in gita".  Vietato contraddirmi. Fuori a scoprire e crescere in questo mondo che a volte non ci vuole. Il mio compagno mi seguiva. A volte spaesato. Per fortuna sono riuscita a prenderlo per mano e farlo correre con me in questa nuova vita iniziata a dicembre 2022. Studiavo. Studio tutt'ora tanto, per entrare nel suo mondo e rispettarlo al meglio. Insomma sono risorta. Ho cominciato anche a fare qualche miracolo e ho già passato i 33 anni quindi mi manca solo di fare due passi sulle acque e poi sarò perfetta.

L'accettazione non arriva dall'oggi al domani. La mia, nonostante siano passati più di due anni, è ancora work in progress. Ho ancora quel dolore che mi assale mi annebbia la vista e mi sbatte sul divano a guardare il soffitto. Ma me lo tengo. Ogni tanto mi prendo tutto il diritto di crollare e piangere. Me lo devo. Anche i caterpillar ogni tanto vanno dal meccanico a mettere a posto i cingoli.

Oltre alla non accettazione, per tante famiglie arriva anche la vergogna e spesso la povertà. Ma questa è tutta un'altra storia da scrivere. Anzi ne scriverò due. Vergogna. Povertà.