Alessandro il mio primogenito, inizia la scuola dell'infanzia, ma qualcosa non va. I medici sono chiari e Fabio lo diceva da anni, autismo. Ero seduta in una stanza piena di colori, ma vedevo tutto nero. Non riuscivo a muovermi, ero incollata alla sedia a bocca aperta, con Ale che continuava a mettere in fila mattoncini rossi, non usciva una lacrima.
Non sono uscite per mesi. La dottoressa mi parlava e io ero completamente sorda. Nel mio cervello rimbombavano frasi a caso. "Cos'è l'autismo? Perché non me ne sono accorta io? E' colpa mia? Ho sbagliato qualcosa in gravidanza? Non sono capace io di insegnargli ad essere normale? Cosa vuol dire sviluppo tipico? Neurodivergente? Cosa sono queste frasi omissis comma 3..? Cosa devo fare adesso?" Così per giorni.
Ho immediatamente ancora più paura del futuro, di non essere all’altezza. Fissavo semplicemente il vuoto. Non sentivo rumori non vedevo niente.. sembravo ovattata. Tornata a casa amici e famiglia mi riempivano di domande e di frasi sbagliate tipo "vedrai che migliora.. ma sei sicura? ma vedrai che non è niente" e io non riuscivo a proferire parola. Ripetevo solo "è autistico non c'è molto da dire". Non sapevo niente dell'autismo e del suo mondo. Avevo un'idea dell'autismo completamente distorta e sbagliata e non riuscivo più a vedere mio figlio.
Vedevo un bambino spaesato, eppure fino a ieri era semplicemente Ale.