Prima della diagnosi noi non parlavamo, a differenza di Samu (l'altro figlio) che non tace un attimo e mi fa mille domande.. adesso si che capisco le differenze..Comunque, io e Ale, non abbiamo mai avuto bisogno di parlare.. facevamo tutto insieme. Sembravamo parlarci telepaticamente, senza il contatto oculare oltretutto. Questa meravigliosa magia è svanita quando hanno detto AUTISMO LIVELLO 2 ..eh signora per adesso non parla, FORSE parlerà! What? No scusate interrompete... Ecco è colpa mia che gli parlo poco ed in maniera troppo complicata. SARA STUDIA. Così mi sono buttata in corsi e libri.
Abbiamo cominciato a boccheggiare parole..tipo "dammi palla" "fare la spesa" "lavare mani" accompagnando gesto o immagine, "arrivati" "andare" così per mesi...Parlavo correttamente ma in termini facilissimi.
Sono una mamma, non sono una santa... eh no, quella era la canzone! Non una neuropsichiatra né una terapista, quindi i termini non saranno tecnici e i modi non saranno professionalissimi!
Faccio un esempio, la tavola: acqua o sete. Se siete a tavola e vostro figlio ha sempre il bicchiere pieno d'acqua, lui non avrà la necessità di chiedervi l'acqua, perché ce l'ha sempre pronta. Quindi prenderà semplicemente il bicchiere e berrà. Se invece il bicchiere addirittura non glielo presentate proprio (però lì è un altro livello), partiamo dalle cose semplici: non gli mettete l'acqua nel bicchiere, lui è costretto a fare dei gesti o comunque a farvi capire che ha sete, che vuole l'acqua. Quindi la frase: 'Amore, hai sete? Vuoi l'acqua? Tieni, amore, ti do un po' d'acqua' è troppo lunga, è troppo complicata; Iniziate con una parola: 'acqua' 'Dammi acqua' 'Acqua' ripetendolo tutte le volte che gli date l'acqua. Io ci ho messo 6-7 mesi per sentirmi dire 'Mamma, voglio l'acqua' ed era già grande (5 anni). Lui ha passato mesi a fare 'hm hm hm' così.
Lo step successivo, sempre tenendo come esempio la tavola, se voi gli date le posate e il bicchiere, lui non ve li chiederà perché se li trova già lì. Presentategli un piatto e non dategli il cucchiaio. Lui vi farà capire che... (a meno che non si metta a mangiare con le mani, e lì è un'altra cosa ancora. Capite perché ogni bambino è a sé). Mio figlio si metteva a mangiare con le mani, quindi io: 'No, cucchiaio'. 'Cucchiaio' nel caso, no, dei cappelletti in brodo. 'Cucchiaio.' Quindi è un approccio a step.
Il mio neuropsichiatra una volta mi disse... Alessandro ancora non parlava e ha visto come io mi sono rivolta a lui.. 'Parli troppo, parli troppo complicato e troppo velocemente. Devi parlare poco, facile e piano.' Quindi, 'Amore, vieni a tavola che è pronta la pappa, vieni amore, ti aspetto... Vieni, vieni a sederti che è pronta la pappa.' Troppa roba. 'Pronta pappa.' 6 mesi così: 'Pronta pappa, pronta pappa.' Poi abbiamo aggiunto il nome del piatto: 'Pronti spaghetti', 'Pronte penne', 'Pronta cotoletta', 'Pronta pizza.' Per aiutarli, bisogna scendere al loro livello. Non è facile ricordarselo tutte le volte che si interagisce con loro. Immagini e poche parole, pochissime all'inizio, anche solo una. E pian pianino si costruisce. Sappiate che ci possono volere mesi se non anni. Adesso ordina al bar e ha 6 anni. Fermi tutti. Ci sono vari livelli di supporto nell'autismo e soprattutto cognitivi che purtroppo anche se scalate montagne rimarranno non verbali e questo purtroppo è quello che sta succedendo a due mie amiche. Corsi e ABA privata anche loro, eppure ancora nulla. MA ci sono autistici che cominciano anche a 13 anni.. Quindi io non sono stata bravissima ma anche fortunata! Lui adesso formula mini (ma proprio mini) frasi. Inoltre ho notato che lui comprende e si tranquillizza di più quando utilizzo parole che già conosce; metodo che utilizzo soprattutto per fare richieste in momenti delicati, ad esempio fuori casa!